Shuruq Harb - In the Presence of Absence, 2024 - Spazio Ferdinand Stuflesser, Pontives
Shuruq Harb, In the Presence of Absence, 2024. Video 14’. Courtesy of the Artist. Commissioned by A.M. Qattan Foundation. Photo by Tiberio Sorvillo
Shuruq Harb, In the Presence of Absence, 2024. Videostill. Courtesy of the Artist. Commissioned by A.M. Qattan Foundation.
Shuruq Harb è un’artista multidisciplinare, educatrice, regista e scrittrice con sede a Ramallah. Nei suoi video e installazioni, l’artista si ispira alla cultura pop e digitale, spesso affrontando i modi in cui le immagini vengono raccolte, archiviate, fatte circolare e creano nuove narrazioni. Nel video The Jump (2020) una ripresa a volo d’uccello conduce il pubblico attraverso la spaccatura tettonica della Valle del Giordano, mentre una voce robotica fuori campo si interroga sulla scomparsa di un giovane palestinese che si è gettato nel Mar Mediterraneo. Il video esplora il terreno psicoaffettivo di questo salto, del salto nel vuoto e nell’ignoto come atto estremo di liberazione, brivido del corpo e fine ultima. Le altre due protagoniste, la professoressa di letteratura Wafa Darwish e la psicologa e guaritrice di traumi Laila Atshan, riflettono sulle proprie esperienze di superamento dei limiti della disabilità, offrendo anche una visione del significato e del motivo del possibile suicidio dell’uomo.
Nel video In the Presence of Absence in mostra a Pontives, facendo riferimento e riflettendo sull’omonima lunga serie di meditazioni liriche di Mahmoud Darwish, Harb rivisita la nozione di assenza, amore, nostalgia, Palestina, storia, amicizia e relazione tra vita e morte attraverso una lettura poetica e sensoriale di un’enorme pietra nella periferia delle colline di Ramallah. In un esercizio di lettura dei molteplici strati e delle sedimentazioni che formano le pietre, il video indaga le implicazioni politiche dell’assenza. Come sottolinea Sinan Antoon nella sua conferenza Before the Ruins: When Mahmoud Darwish met with Walter Benjamin, “lungi dall’essere negativa, l’assenza stessa è la traccia e l’evidenza di ciò e di chi avrebbe potuto e dovuto essere lì, non come un residuo, ma come una presenza continua e ininterrotta”. L’opera si basa sul materiale di ricerca raccolto durante una residenza presso Sa kiya ART/SCIENCE/AGRICULTURE, l’Istituto Francese di Gerusalemme e La Ferme du Buisson di Ein Qinya 2021 ed è stata commissionata dalla Fondazione A.M. Qattan.
SHURUQ HARB
Shuruq Harb (1980, Ramallah, Palestine) is an artist, filmmaker and writer based in Ramallah. Her artistic practice focuses on online visual culture and traces subversive routes for the circulation of images and goods. Her film The White Elephant received the award for best short film at Cinéma du Réel Festival in Paris in 2018, and was shortlisted for the Hamburg International Short Film Festival in 2019. She is the recipient of the Han Nefkens Foundation - Fundació Antoni Tàpies Video Art Production Award. She is currently collaborating with architect and historian Nadi Abusaada on an experimental documentary titled Al-Mashrou (2024).
Shuruq Harb - In the Presence of Absence, 2024 - Spazio Ferdinand Stuflesser, Pontives
Shuruq Harb, In the Presence of Absence, 2024. Video 14’. Courtesy of the Artist. Commissioned by A.M. Qattan Foundation. Photo by Tiberio Sorvillo
Shuruq Harb, In the Presence of Absence, 2024. Videostill. Courtesy of the Artist. Commissioned by A.M. Qattan Foundation.
Shuruq Harb è un’artista multidisciplinare, educatrice, regista e scrittrice con sede a Ramallah. Nei suoi video e installazioni, l’artista si ispira alla cultura pop e digitale, spesso affrontando i modi in cui le immagini vengono raccolte, archiviate, fatte circolare e creano nuove narrazioni. Nel video The Jump (2020) una ripresa a volo d’uccello conduce il pubblico attraverso la spaccatura tettonica della Valle del Giordano, mentre una voce robotica fuori campo si interroga sulla scomparsa di un giovane palestinese che si è gettato nel Mar Mediterraneo. Il video esplora il terreno psicoaffettivo di questo salto, del salto nel vuoto e nell’ignoto come atto estremo di liberazione, brivido del corpo e fine ultima. Le altre due protagoniste, la professoressa di letteratura Wafa Darwish e la psicologa e guaritrice di traumi Laila Atshan, riflettono sulle proprie esperienze di superamento dei limiti della disabilità, offrendo anche una visione del significato e del motivo del possibile suicidio dell’uomo.
Nel video In the Presence of Absence in mostra a Pontives, facendo riferimento e riflettendo sull’omonima lunga serie di meditazioni liriche di Mahmoud Darwish, Harb rivisita la nozione di assenza, amore, nostalgia, Palestina, storia, amicizia e relazione tra vita e morte attraverso una lettura poetica e sensoriale di un’enorme pietra nella periferia delle colline di Ramallah. In un esercizio di lettura dei molteplici strati e delle sedimentazioni che formano le pietre, il video indaga le implicazioni politiche dell’assenza. Come sottolinea Sinan Antoon nella sua conferenza Before the Ruins: When Mahmoud Darwish met with Walter Benjamin, “lungi dall’essere negativa, l’assenza stessa è la traccia e l’evidenza di ciò e di chi avrebbe potuto e dovuto essere lì, non come un residuo, ma come una presenza continua e ininterrotta”. L’opera si basa sul materiale di ricerca raccolto durante una residenza presso Sa kiya ART/SCIENCE/AGRICULTURE, l’Istituto Francese di Gerusalemme e La Ferme du Buisson di Ein Qinya 2021 ed è stata commissionata dalla Fondazione A.M. Qattan.
SHURUQ HARB
Shuruq Harb (1980, Ramallah, Palestine) is an artist, filmmaker and writer based in Ramallah. Her artistic practice focuses on online visual culture and traces subversive routes for the circulation of images and goods. Her film The White Elephant received the award for best short film at Cinéma du Réel Festival in Paris in 2018, and was shortlisted for the Hamburg International Short Film Festival in 2019. She is the recipient of the Han Nefkens Foundation - Fundació Antoni Tàpies Video Art Production Award. She is currently collaborating with architect and historian Nadi Abusaada on an experimental documentary titled Al-Mashrou (2024).